La torta al testo
Si tratta del tradizionale pane schiacciato Umbro, preparato con acqua, farina, sale, olio extravergine d’oliva.
L’impasto, una volta preparato, viene posto sopra un “testo”, una sorta di disco in pietra refrattaria resa precedentemente rovente dal fuoco. In alcune ricette la cottura è velocizzata da una sorta di coperchio posta sopra la torta, a sua volta ricoperto di braci. Più alta rispetto alla piadina romagnola, si taglia nel mezzo e poi si farcisce con quattro condimenti tipici: la salsiccia alla brace, quella umbra, particolarmente condita e ricca di aglio, sale e pepe; il prosciutto, che nel caso dell’Umbria è salato al pari di quello toscano (tipico esempio, il prosciutto di Norcia); gli erbe di campo; e infine stracchino e rucola.
La tesi sulle origini di questo piatto è quella riportata dallo storico locale Ornero Fillanti, che parla di una chiara origine greco-romana della pietanza, citando nientemeno che il De Agri Cultura di Catone il Vecchio. Nella ricetta della sua “placenta“, infatti, dopo aver indicato la modalità di preparazione dell’impasto, il celebre censore si esprime così: “Pulirai bene il focolare, lo riscalderai alla giusta temperatura, quindi vi porrai la placenta. Coprirai con un coppo caldo, ricoprirai il coppo di brace. Vedrai di cuocerla bene e lentamente, alzerai il coppo per vedere il punto di cottura, due o tre volte”. Studi recenti hanno addirittura rintracciato tracce della torta al testo nella “mefa” degli antichi Umbri.